Si può conoscere Dio oggi?: Intervista a Rose

Intervista a Rose. Ragazza prende una Bibbia

L’inizio di un nuovo anno potrebbe suscitare in alcuni un sentimento di ansia e spaesamento; e ciò potrebbe apparire ragionevole, visto che un nuovo inizio rappresenta l’ aprirsi davanti a noi  di uno spazio ancora tutto da “riempire”, con l’incertezza e l’imprevedibilità che comporta. Cosa accadrà domani? Questo nuovo anno riserverà nuove opportunità o altri problemi?

Da cristiani, anche se avvertiamo il senso di fragilità che caratterizza la nostra natura,ci aggrappiamo ad una certezza per provare a fronteggiare l’incognita di questo 2022: come tutti i cristiani della storia che ci ha preceduti, vogliamo ricordare che il nuovo anno non  è qualcosa di scollegato dalla nostra storia e da chi siamo. Iniziamo  un nuovo anno donatoci dalla stessa Persona che ci ha condotti nel precedente manifestando di esserne il Sovrano: il Dio a cui apparteniamo. Il 2022 è il proseguimento di quella Storia, che Dio controlla e di cui siamo parte. 

Siamo sognatori? Idealisti? Ingenui? Ha davvero senso iniziare il nuovo anno considerando normali discorsi di fede e fiducia in una configurazione della nostra realtà così complessa, conflittuale, incostante, incerta? Cosa ha da dire ancora un piccolo blog cristiano nel 2022? Che valore ha parlare ancora di Dio? Si può conoscere Dio oggi? In quest’ottica di riconsiderazione dei nostri contenuti e fondamenti prima della ripartenza, abbiamo pensato di chiedere ad una amica di Forte Torre, arrivata fra noi da poco, di raccontarci il suo punto di vista proprio sulla rilevanza dei discorsi che abbiamo a cuore in questa sede: ha senso parlare di Dio e riflettere sulla sua identità e rapporto con l’umanità nel 2022?

 

(La breve intervista che segue è stata svolta in chiusura del 2021, nel mese di dicembre. ndr)

 

Ciao Rose! È un piacere fare con te la prima intervista del 2022 del blog InCroci ! E siamo molto curiosi di conoscere il tuo punto di vista e le tue riflessioni su quello che vogliamo chiederti proprio perché ci conosciamo da poco e ci fa piacere sapere qualcosa in più di te.

Cominciamo?

 

La tua esperienza di fede è piuttosto fresca… direi quasi “giovane”. Guardando indietro al tuo recente passato, che cosa ti ha spinta a cercare Dio?

 

Io credo che, più o meno, come un po’ tutti, abbiamo questa necessità… cioè, capiamo che c’è qualcosa di più grande rispetto a noi. Sappiamo che c’è qualcosa di più grande rispetto a noi. E in base molto al carattere della persona – almeno è quello che ho visto in me stessa – si tende a reagire alla ricerca di Dio in due modi: o cercandolo in maniera effettiva, oppure facendo finta che non esista. Io ho cercato Dio più che altro perché… Dio ci cerca nelle difficoltà, cioè quando una persona ha tanti problemi, affronta periodi di difficoltà. Specialmente nel periodo più “fresco”, nell’ultimo periodo, io ho avuto un periodo complicato per varie ragioni: un po’ di salute, un po’ la situazione covid, un po’ tutto. Per cui all’inizio ero molto: “No, Dio non esiste. Perché se ci fosse non farebbe questo o quell’altro”, e con questo non volevo effettivamente mai provare a spiegare Dio stesso. Poi a poco a poco ho pensato: “Magari… magari posso anche provare ad aprire il mio cuore. Vediamo un attimino se apro il mio cuore a questo Dio se mi risponde, se c’è veramente. Oppure no”. Io credo veramente sia stato il momento della difficoltà che mi ha portato a cercare Dio.


Quale è stata la prima impressione (spirituale? umana?) che hai avuto dei cristiani “evangelici” che hai incontrato? A distanza di mesi hai cambiato idea?

 

(risatina) Allora io ho avuto sia una impressione dal punto di vista umano che spirituale; ovviamente la prima che ho avuto è stata al livello umano, perché io venivo a contatto con i cristiani evangelici con tanti tanti preconcetti. In generale, perché al di là della situazione italiana il panorama evangelico è molto poco visibile per cui è sempre qualcosa di un po’ nuovo, visto non troppo bene… perché è breve il passo tra cristiani evangelici e derivazioni “strane del cristianesimo” … che ti fanno pensare: “Magari potrebbero essere una setta!”. Poi sono arrivata e ho conosciuto effettivamente persone strane. Io le vedevo molto strane perché per me era troppo strano che ci fossero delle persone così effettivamente devote. Perché, differentemente da quanto io pensassi, erano effettivamente devote. Da un punto di vista spirituale tutti loro credevano, tutti erano devoti, non era un “fare tanto per fare”. Ed era per me una cosa assurda! E mi dicevo: “Ma scusate, come fate ad essere tutti veramente così dentro il credere tutti quanti? Cioè cosa vi hanno messo in testa? Chi vi ha fatto il lavaggio del cervello?”.


Secondo te, in generale, nel 2021 dire che “si può conoscere Dio oggi” è normale? O è una cosa da mistici e da religiosi?

 

Secondo me nel 2021 parlare di Cristo e del cristianesimo in generale è molto complicato. Almeno io posso parlarti dal punto di vista di una ragazza di 23 anni che fa l’università e la fa soprattutto in un ramo scientifico. Da noi non… è quasi impossibile che tu trovi qualcuno che ti parli di Cristo, e soprattutto che ti parli BENE di Cristo, in maniera conforme a chi è lui. Quindi secondo me sì, è un po’ relegato a persone un po’ mistiche, spirituali, tutto quello che riguarda il ramo spirituale è un po’ considerato “da persone più anziane”. È visto un po’ come qualcosa di strano se una persona di vent’anni ti viene a dire: “Eh, sì, sono cristiano, sono credente”… tutti lo guardano un pochettino “sei un po’ strano”. Parlare di Cristo è diventato estremamente complicato.


Che cosa diresti oggi a persone scettiche e disincantate fra i tuoi conoscenti che ritengono che pensare ad un Dio oggi sia proprio stupido e inutile? Quale invito gli faresti?

 

Mah, il primo invito che gli farei è di cercare almeno di provarci, perché almeno provare a costruire un rapporto non è mai stupido né inutile. Con niente. Perciò cercare di costruire un proprio rapporto con Dio, cercare  anche solo di studiarlo, leggere, capire effettivamente chi è questo Dio senza andare per preconcetti o per idea generale di quello che tu sai dall’infanzia, sia una buona cosa. Cioè, discutere un attimino, cercare di capire chi è Dio… e poi non è che necessariamente una persona deve cominciare a credere subito, a essere “dentro la fede”, però almeno provare, perché non costa niente a nessuno leggere qualcosa. Mal che vada, ti sei fatto una cultura.


E infine… pensi che conoscere Dio abbia cambiato il tuo approccio al tuo futuro, per esempio, nelle tue speranze per il futuro più prossimo, nei tuoi studi per diventare medico?

 

Assolutamente sì. Io posso dire che prima vivevo molto l’ottica dello studio e del lavoro, del “faccio io”. Sono io che lo costruisco. Sono io che mi costruisco il mio futuro. Sono io che scelgo ogni singola cosa della mia vita futura, del mio lavoro… Tutto quello che succede, succede perché l’ho scelto io. Tutti i miei successi sono dovuti esclusivamente a me perché io ho una particolare intelligenza, una particolare capacità…

Da quando io ho avuto la fortuna di crescere nella fede, di avere una fede forte, mi rendo conto di quanto il mio futuro non spetti a me; le scelte della mia vita, per quanto io possa fare… sì, tutto quanto… sono qualcosa che mi viene dall’alto, qualcosa che mi viene fatto capire. Perché Dio ha un percorso per me. E quello è ciò che io devo seguire; devo cercare di essere il più conforme possibile a Lui. E la mia vita io non la vivo con un atteggiamento del tipo “io vivo per me stessa”… perché la vita non si vive per se stessi. È questo il problema di fondo di cui io mi sono resa conto diventando cristiana.

 

 

Qual è, invece, l’esperienza di chi da 50 anni ha iniziato a credere in Gesù? LEGGI L’ INTERVISTA A RITA

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